Malinconia
- turconispicologo
- 6 giu
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Quai tutti abbiamo o abbiamo avuto a che fare con questo stato affettivo. Molto spesso non ne sappiamo cogliere l'origine o, altre volte, possiamo cercare di identificarne la provenienza tra le immagini o le sensazioni derivanti da un passato ormai perduto. A volte può essere un "luogo" in cui vogliamo rifugiarci per non perdere un certo piacere di afferrare qualcosa del passato che ancora vive nella memoria. Altre volte, quando appare, vorremmo, non senza rimpianto, allontanarcene e cerchiamo un modo per fuggirvi. Alcune melodie musicali hanno il potere di "trascinarci" in un'aria melanconica e non è senza un certo piacere che ne andiamo alla ricerca.

Per Freud è considerata una distorsione del lutto:
il dolore per una perdita è rivolto verso il sé, portando ad un senso di colpa, autodenigrazione e autodistruzione.
Per gli antichi (IV secolo a.C.) era uno dei quattro umori fondamentali (la bile nera) e si credeva che, in una giusta concentrazione, contribuisse a mantenere il benessere della persona. Solo un eccesso di bile nera si riteneva potesse causare uno stato di tristezza e depressione.
Quello che possiamo trarre dall'insegnamento antico, e che vale tutt'ora malgrado questo modello sia stato scientificamente superato, è che questo stato affettivo si può cogliere nella sua complessità ed articolazione rispetto a tutti gli altri fattori che compongono il sistema "uomo".
Comprendiamo così che c'è una malinconia che, in una certa misura, è "fisiologica", "normale" (quando è compensata nella persona) e c'è invece un eccesso, una "patologia", quando presente come principale stato affettivo e le risorse personali non riescono a sostenere l'eccesso di "bile nera".
Naturalmente per valutare correttamente se ci si trova in una condizione di "normalità" e "malattia" è bene avvalersi di un consulto specialistico.
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